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Vincenzo Latina. Una costellazione in terra – Il memoriale delle vittime del naufragio del 3 ottobre 2013 a Lampedusa
Venerdì 20 giugno 2025 ore 17,00
Museo Nazionale di Ravenna, Sala del Refettorio – Via San Vitale, 17 – Ravenna
3 cfp
Programma:
17,00 Saluti istituzionali
Andrea Sardo, direttore dei Musei nazionali di Ravenna
Antonio De Rosa, sovrintendente Fondazione Ravenna Manifestazioni
Luca Frontali, presidente dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Ravenna
Gioia Gattamorta, presidente INARCH Emilia Romagna e curatrice della mostra
Serena Ciliani, direttore di sito del Museo Nazionale di Ravenna
17,30 Interventi
Theatrum Memoriae, relatore Carlo Quintelli (CV), PHD – professore ordinario Università degli Studi Parma
UNA COSTELLAZIONE IN TERRA, relatore Vincenzo Latina (CV), architetto e professore Università degli Studi di Catania
Nel 2019, dopo un lungo iter, il progetto di “risanamento” della cava di pietra, posto nella parte più meridionale dell’isola di Lampedusa, vede finalmente la luce.
Il tempo è probabilmente servito a sedimentare l’idea che la cava divenisse la metafora di questo avamposto dell’Europa: al contempo meta del turismo, per il suo mare prodigioso, e primo approdo per chi dall’Africa cerca una terra dove rifugiarsi.
Nasce così un progetto composito che mette insieme un giardino, un teatro all’aperto e un Memoriale delle Migrazioni che, nel commemorare le 368 vittime del naufragio del 3 ottobre 2013, avvenuto a mezzo miglio dalla costa lampedusana, diventa spazio di memoria per tutte le vittime del Mediterraneo.
Come in molti suoi progetti, Vincenzo Latina si mette all’ascolto delle voci del luogo: “luogo parlante”, definisce lui stesso lo spazio scavato nella roccia, la cui profondità varia dai due ai quattro metri e mezzo, dove affiorano gli odori e i rumori di un mare che, come recita L’infinito di Giacomo Leopardi – da cui il progetto trae ispirazione – “nel pensier mi fingo”, cioè non vedo ma posso vividamente immaginare.
Scrive l’architetto “le parole chiave dell’intervento potrebbero essere le seguenti: essenziale, poetico, laconico, sostenibile, accessibile”. E in effetti alla poesia il progetto arriva attraverso un estremo sacrificio. L’architettura intesa come ricostruzione – di visioni, di immaginari, di narrazioni – riesce, attraverso pochissimi segni, a sovrapporsi, a innestarsi sui segni esistenti per renderli eloquenti.