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Abbiamo attivato una collaborazione con il l'Ufficio Cinema del Comune di Reggio Emilia / cinema Rosebud, al fine di indirizzare gli Iscritti alla visione di film, di prima visione o nelle rassegne di Storia del Cinema, che consentano approfondimenti di temi e contenuti nei campi di nostro specifico interesse: oltre ad architettura, urbanistica e città, paesaggio.
La visione del film consentirà l'accredito di 1 CFP.
 
I prossimi appuntamenti sono:

lunedì 24 aprile 2017 ore 21 – a seguire
Rassegna doc in tour
 
http://www.municipio.re.it/Sottositi/cinemarosebud.nsf/web/CnmRsbdVstFll?opendocument&restrictToCategory=rassegna$DocInTour_Aprile2017
 
La fabbrica blu
All’inizio degli anni 90 l’imprenditore italiano Romano Artioli decide di far rivivere il mitico marchio automobilistico Bugatti con l’obiettivo di realizzare la più prestigiosa e tecnologica supercar dell’epoca. Chiama a raccolta un team eccezionale di tecnici e ingegneri e concepisce una nuova avveniristica fabbrica a Campogalliano, alle porte di Modena, la patria dei motori. L’avventura parte sotto i migliori auspici e la nuova vettura, ribattezzata EB 110 in onore del fondatore della casa Ettore Bugatti, viene presentata in pompa magna a Parigi nel settembre 1991. Nella fabbrica iniziano a lavorare 200 dipendenti entusiasti ed orgogliosi di questa iniziativa pionieristica che non ha paragoni nella storia dell’automobilismo. Contemporaneamente si moltiplicano le presentazioni in giro per il mondo e la vulcanica creatività di Artioli spazia a tutto campo, dalle linee di abbigliamento alle collaborazioni con i migliori fornitori del tempo (Michelin, BBS, Aerospaciale, Nakamici,…). Ma poco dopo la presentazione del secondo modello, la berlina quattro porte EB 112 disegnata da Giugiaro, che avrebbe dovuto consacrare lo status di eccellenza del marchio, una serie di eventi a catena portano rapidamente l’Azienda al fallimento e alla liquidazione della fabbrica e di tutti i collaboratori. Dopo 25 anni la fabbrica è ancora lì, intatta e addormentata come il giorno dopo la sua chiusura, e si lascia ammirare dall’autostrada come un simbolo del coraggio, dell’utopia e della passione degli uomini di questa terra. I dipendenti, ancora oggi stregati da quella breve ma intensa esperienza, ci raccontano le sensazioni e l’atmosfera di un’età dell’oro dissoltasi troppo in fretta. Grazie al prezioso materiale d’archivio, sia foto che video, possiamo rivivere un’avventura dai contorni epici e misteriosi che affascina ancora oggi per la sua idea di lavoro, intesa 
 
La ville engloutie (2016) di Anna de Manincor
La prima persona che abbiamo incontrato a Chalon ce l’ha descritta come una sinking city, una città che affonda e si restringe dopo la scomparsa dei cantieri navali e delle grosse industrie sorte lungo il fiume Saône. La storica sede della Kodak è scomparsa senza lasciare traccia, demolita con un’esplosione di dinamite, ma i piloti di peniche parlano ancora dell’acqua del fiume colorata di blu, verde, giallo, come un bagno rivelatore andato a male.
Guidati da alcuni abitanti, abbiamo filmato Chalon-sur-Saône come se fosse già sott’acqua, una città tanto concreta quanto immaginaria in cui le terre, le acque e altre specie viventi stanno riconquistando le aree disertate dagli umani. Dopodomani leggeremo ancora Ballard, ma non capiremo una parola.

mercoledì 10 maggio 2017 ore 21.00
 Dowson City / Frozen time (2016) di Bill Morrison

La bizzarra storia vera della collezione di circa 500 film risalenti agli anni 10 e 20 del Novecento, ritenuti persi per oltre cinquant'anni, fino al loro ritrovamento sepolti in una piscina subartica nel territorio dello Yukon.
L'unione di materiale d'archivio, interviste e servizi giornalistici, accompagnati dall'enigmatica colonna sonora originale di Alex Somers, ritrae con destrezza la singolare storia di una città canadese negli anni della corsa all'oro, raccontando allo stesso tempo come il territorio di caccia della First Nation fu trasformato e rimosso.
 
 
mercoledì 17 e 31 maggio ore 21.00
Manhattan (1979) di Woody Allen
 
Allen parlò con il direttore della fotografia, Gordon Willis, di quanto sarebbe stato divertente girare un film in bianco e nero, su schermo panoramico, in modo da rendere al cinema la stessa città di New York la protagonista del film, come fosse uno dei personaggi della storia.[5] Allen decise di girare il film in bianco e nero perché così erano i film che vedeva da bambino: «Forse è una reminiscenza di vecchie fotografie, film, libri e tutto quel genere di cose. Ma è così che mi ricordo New York». In Manhattan, Allen pensò di essere pienamente riuscito, insieme a Gordon Willis, a mostrare la città in tutto il suo splendore "oscuro": «Quando la vedi sul grande schermo, è veramente decadente»
 

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